Azienda

Eko Guitars è il principale marchio italiano che dal 1965 produce strumenti musicali, nello specifico chitarre e bassi. Nasce ed opera tutt’ora nel centro Italia a Montelupone nelle Marche, in quello che è stato definito il Distretto musicale italiano per eccellenza e il più importante in Europa.

Di proprietà di Algam EKO, azienda leader in Italia nella distribuzione di strumenti musicali, gli strumenti Eko Guitars sono oggi distribuiti in tutto il mondo. Proprio presso la sede di Montelupone troviamo i  laboratori di R&D e di liuteria.

Riconosciuto come marchio storico italiano dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, Eko Guitars realizza chitarre e bassi apprezzati e suonati da grandi musicisti internazionali. 

Le profonde radici italiane, con l'ingresso in società del colosso francese nel 2020, sviluppano ora una fitta diramazione a livello internazionale.

Eko Guitars propone un vasto catalogo che accontenta le esigenze sia dei principianti, sia dei professionisti: dai modelli CS perfetti per iniziare, alle blasonate chitarre acustiche MIA, alle travel Marco Polo, alla Ranger Futura, riedizione moderna della simbolica chitarra acustica degli anni '60, alla Made In Italy Infinito dedicata al poeta Leopardi, fino alle recenti chitarre elettriche Original di fascia alta con legni e hardware di prima scelta.

Proprio nella Regione Marche, principalmente fra i Comuni di Recanati, Castelfidardo, Senigallia, Loreto e Montelupone, verso la fine degli anni ‘50 e l’inizio dei ‘60 sono nate e cresciute le più importanti aziende italiane del settore degli strumenti musicali e affini (fisarmoniche, chitarre e altri strumenti a corda, organetti, organi elettronici, impianti di sonorizzazione audio da palco). Alla metà degli anni ‘60 il comparto marchigiano degli strumenti musicali dava occupazione a circa 60.000 persone e ha rappresentato uno dei comparti più creativi e innovativi del settore al mondo. Ancora oggi molte aziende leader a livello mondiale, come Eko Guitars, sono operanti nello stesso identico territorio, nel cuore della creatività e dello stile italiano.

Anni ’50. Le origini di un lungo viaggio

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Oliviero Pigini, fondatore della EKO.

Oliviero Pigini (1922-1967) crea a Castelfidardo, patria della fisarmonica, la “Giemmei Guitars” per l’importazione e la distribuzione di strumenti musicali ed accessori. Mette in catalogo chitarre di grande qualità come Hofner, Roger e Klira, batterie Lefima (East Germany), strumenti a fiato Couesnon (France), amplificatori SUPRO (USA), corde, cinghie e custodie. La prima fascia delle chitarre è coperta da strumenti provenienti dalla Jugoslavia che però danno talmente tanti problemi di qualità da indurre Oliviero ad allestire una piccola struttura dove controllare i prodotti uno ad uno e correggerli prima di metterli sul mercato.  Ogni tentativo di indurre i fabbricanti slavi ad apportare migliorie risulta vano, per cui durante il 1959, annusato l’enorme potenziale di crescita del settore, Oliviero Pigini matura l’idea di iniziare a produrre in proprio. 

1960 
Oliviero Pigini, con i suoi soci Giovanni Vignoni e Augusto Pierdominici, fonda la EKO S.a.s. e prende in affitto un vecchio convento di Recanati, in Via Castelfidardo, rione Mercato, adiacente la Chiesa di San Francesco dove, con gli esperti siciliani Santo e Francesco Paladino, avvia la prima piccola serie di chitarre EKO contraddistinte dalla lettera P (P1, P2, P8, P10, P12). 

1961
Le chitarre EKO raggiungono il livello qualitativo necessario per competere con quelle di importazione e iniziano ad invadere il mercato, al punto che Wenzel Rossmails, titolare della Roger, chiede l’esclusiva per la distribuzione del marchio italiano nel suo Paese. Così come Couesnon per la Francia.

1962
Inizia la produzione delle chitarre elettriche solid-body con la tecnologia bolt-on tipo Fender e con i body rivestiti di celluloide (500, 600, 700…), che segnano lo stile italiano del settore; per abbattere gli esorbitanti costi doganali degli amplificatori americani, la Eko inizia ad importare dalla Supro il solo chassis e per la produzione del cabinet e per l’assemblaggio coinvolge i signori Fulimeni, Baldoni e Tanoni, i quali più avanti fonderanno la FBT.

1963
Con il salernitano Franco Bacchiocchi e il napoletano Nicola Di Matteo, la Eko dà il via alla produzione di batterie jazz che chiama NEWPORT. Con il maestro liutaio di Lubjana Branko Klasic inizia la produzione di chitarre semiacustiche i cui primi modelli vengono battezzati 100, 180 e 280 (elettrica con 2 pickup), a cui seguono 360 Florentine, 960 Florentine Bass e 995 Violin Bass, con la particolarissima paletta che ricorda il riccio degli strumenti ad arco. Durante la permanenza del maestro Klasic la Eko produce anche piccole serie di mandolini, banjos, violini, viole, violoncelli e contrabbassi. In Eko si costruiscono anche macchine per produrre corde per chitarra e bassi elettrici, oltre a quelle per le fasce di chitarra a blocchi multipli e la prima per la produzione di polistirolo espanso che avrebbe rappresentato il futuro degli imballaggi. Per questo Eko fu comproprietaria della Soc. PRE. VIL.CA

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1964
La Eko acquista un nuovo stabilimento a Recanati, in Via Ceccaroni n. 1, e vi trasferisce tutta la sua produzione che ora può crescere a dismisura, e acquista un albergo a Fano (EKO Hotel) destinato ad ospitare i clienti esteri che vengono sempre più numerosi. Si producono 5-6.000 strumenti al mese esportati in oltre 60 Paesi del mondo, oltre alla gamma Vox, disegnata da Tom Jennings, con la quale si compete sui mercati anglosassoni con Fender, Gibson, Martin ecc. Le tastiere elettroniche Ekosonic vengono prodotte da Galanti Egidio di Mondaino, padre di Matteo e Marcello, i quali più avanti creeranno rispettivamente la GEM e la Viscount. Esplode il fenomeno dei “Complessi”, arrivano in Italia i Rokes per i quali vengono realizzate le chitarre “a freccia”, si sponsorizzano tutti i gruppi più famosi e si forniscono strumenti (Eko) ed amplificatori (Vox) a tutte le manifestazioni musicali, Cantagiro in testa. Nasce EKO Club, una rivista mensile dove si pubblica tutto ciò che riguarda la musica in Italia.

1965
Nel nuovo stabilimento la Eko adotta nastri trasportatori ed utensili ad aria compressa e, con l’inserimento di un tecnico proveniente dall’Alfa Romeo (Remo Serrangeli), si struttura per produrre 600 chitarre al giorno, di cui 150 semiacustiche e 120 solid-body, e con i suoi 130.000 pezzi all’anno diventa la più grande fabbrica d’Europa e tra le prime al mondo. Per stare al passo con una richiesta che cresce esponenzialmente, Pigini, Pierdominici e Serrangeli avviano la modifica che caratterizzerà tutta la produzione di massa, passando dalla tradizionale “coda di rondine” al “dovetail” nel sistema di fissaggio dei manici alle casse. Il mercato USA richiede enormi quantitativi e, dopo l’invenzione della misura dreadnought da parte di Martin, anche di acustiche a 12 corde. Nasce così la Jumbo col manico fissato con quattro viti e piastra metallica. J54 (6 corde) e J56 (12 corde), che più avanti diventeranno Ranger 6 e Ranger 12. Viene incorporata la ditta “Gemelli- Cingolani” e viene avviata la produzione di pickup per chitarra sia Vox che Eko (stesso contenuto e carrozzeria differente – come per gli strumenti). 

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Ekomaster - La Standard/Deluxe fu prodotta dal 1958 al 1962. Il corpo e il manico ricoperti di celluloide, la tastiera di plexiglas.Questi strumenti ebbero un grande successo sia in Italia che all’estero. 

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EKO 1150 - Solid body e Violin Bass - 1962/1964

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Ekomaster - La Standard/Deluxe 1962.

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Ekomaster 400    |   Eko 640 – 1962

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Lo stabilimento della Eko nel 1965. Era iniziato l’acquisto dell’acero per la fabbricazione
delle chitarre elettriche. Lo stoccaggio dei legni avveniva nelle tettoie
in alto nella foto.

1966
Tutto gira al massimo quando una maledetta domenica pomeriggio, forse per un cortocircuito, da un reparto di verniciatura parte un incendio che devasta completamente lo stabilimento inaugurato due anni prima. Si salvano solo la palazzina uffici, l’officina meccanica ed i capannoni dei legnami in stagionatura, ma già dal giorno successivo si decide il piano di ricostruzione e di ripartenza. Dopo due mesi, la Eko riparte più forte e determinata che mai. Ispirata ai Vox che aveva in casa e distribuiva, la Eko avvia una sua produzione di amplificatori (Prince, Duke, Super Duke e Viscount) e per Vox la progettazione dell’organo Continental. Da qui lo studio di una linea di organi elettronici portatili e a mobile che diverranno poi una colonna portante. In Italia non ci sono scuole né maestri di chitarra; quindi, la Eko organizza un Corso di Formazione per Insegnanti diretto dal M° Abner Rossi, si aprono scuole in tutte le regioni e nascono i primi Concorsi a premi per giovani chitarristi, compreso il Festival Nazionale di Chitarra Eko. Nasce la EME (Elettronica Musicale Europea), joint venture tra Eko, Vox e Thomas, e si costruisce un nuovo stabilimento a Montecassiano dove si avvia la produzione di organi, amplificatori ed accessori. La Eko inizia la produzione delle famose chitarre Vox a circuiti attivi (adottati anche su alcuni modelli di punta marcati Eko) e, con sede a Roma, nasce la Comusik, un’organizzazione commerciale che distribuisce in Italia i prodotti EME e importa i marchi allora più importanti nei vari settori (uno fra tanti, Marshall per gli amplificatori).

1967
La Eko è lanciatissima. Ogni giorno si progettano cose nuove: dalla automazione spinta delle fasi di costruzione e montaggio delle chitarre ad un nuovissimo impianto per la verniciatura elettrostatica (primo al mondo), da nuovi organi elettronici ad accessori di ogni tipo. Il 10 febbraio, lasciando un segno indelebile in Italia e nel mondo, muore Oliviero Pigini. La presidenza della Società passa ad Augusto Pierdominici e si trasforma in S.p.A. Da un’intuizione del fratello sacerdote di Oliviero Pigini, don Lamberto, che suggerisce di incorporare gli altoparlanti in un organino portatile per le funzioni religiose di piccole chiese, nasce il Tiger e la Eko, da uno dei tanti produttori di elettronica, diventa leader di mercato anche in questo segmento.

1968
La produzione delle chitarre Vox a circuiti attivi, progettata negli USA e su cui si sono concentrati gli sforzi produttivi, è a pieno regime, ma il mercato si rivela non ancora pronto ad accettarla e si trasforma in un parziale insuccesso. L’esperienza ha però fatto fare al reparto chitarre un decisivo salto di qualità. Smessa la produzione delle solid body rivestite di celluloide, si mettono a punto tecniche di verniciatura sempre più sofisticate. Viene installato il primo impianto elettrostatico d’Europa e nuove cabine pressurizzate. L’officina meccanica sforna in continuazione nuove macchine e nuove attrezzature, originali e introvabili sul mercato, mirate ad un’automazione spinta dei processi produttivi con conseguenti miglioramento della qualità e abbattimento dei costi. Da una richiesta della Palazzi Editore di una chitarra intera da 3.300 lire per una campagna abbonamenti, nasce la Studio L. Se ne producono subito 3.500 pezzi e diventerà un best seller. Con la collaborazione di un appassionato liutaio, Guerriero Spataffi da Gubbio, nasce una nuova serie di chitarre classiche tradizionali, con legni masselli e fissaggio del manico a coda di rondine, con le quali si può finalmente affrontare il discorso dei Conservatori di Musica
 

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1969
Nel quadro di una riorganizzazione globale della società, viene chiusa la Comusik e fatti rientrare a Recanati magazzino e documenti. La riorganizzazione di un nuovo Ufficio Vendite Italia viene affidata ad un giovane rientrato dal servizio militare, Ettore Guzzini, il quale, sotto la direzione generale dell’avv. Armando Paolucci, dovrà ricostruire una rete di agenti con e senza deposito e un rapporto diretto con la clientela e coi musicisti che risulteranno determinanti negli anni a venire. È questo l’anno della ripartenza dalla produzione Vox by EKO. Gli organi elettronici della serie Tiger vanno a mille, si amplia la famiglia di quelli a mobile e degli amplificatori per chitarra e per basso. Le nuove chitarre classiche guadagnano il loro spazio di mercato, le western & folk viaggiano a pieno ritmo, ed anche il settore commercio, amplificatori Marshall in testa, va alla grande. Nelle chitarre elettriche è il momento di Gibson Les Paul, SG e Fender Stratocaster; quindi, nascono le loro copie che alla Eko si chiamano Kiwi, Indy, Sebring e Daytona. Il successo della “nuova” Eko viene sancito dalla Fiera di Francoforte dove, grazie alla rinnovata vasta gamma di chitarre, organi e amplificatori, nonché all’inserimento di un nuovo distributore per il mercato tedesco, Voss di Dortmund, lo stand viene preso d’assalto dal primo all’ultimo giorno da clienti da tutto il mondo – anche italiani – e fioccano ordini. 

1970
L’anno della consacrazione. Tutta la produzione ha successo. Il settore elettronico supera in fatturato delle chitarre, ma la Ranger 12, grazie soprattutto al nuovo distributore Rose, Morris &Co., diventa la 12 corde più venduta al mondo. Su richiesta del mercato tedesco nasce la prima chitarra acustica a spalla mancante, la El Gaucho, ispirata alla Maccaferri di Django Reinhardt. Un piccolo organino, Minstrell, veniva sempre più richiesto da giocattolai sulla scia dell’enorme successo che stava avendo la Bontempi in quel settore, per cui si decide di affrontare il mercato del giocattolo con una collezione completa da portare alla Fiera di Norimberga. 

1971
Gli organini Micky e Tivoli, che nel frattempo hanno trovato il gradimento dei Grandi Magazzini tedeschi con ordini di 20.000 pezzi alla volta, vengono prodotti nello stabilimento di Via Ceccaroni, ma per le chitarrine, che si chiamano Hawai, Gringo, Rocky (elettrica con amplificatore), tutte a tinte vivaci ed accattivanti come le loro scatole, occorre aprire un nuovo stabilimento estremamente automatizzato da cui escono 250 pezzi al giorno. Il mercato francese chiede una chitarra jazz completamente acustica per il segmento alto di mercato e nasce l’Etoile, un must. Si completa la serie dei Banjos e dei Mandolini e si studiano nuovi strumenti per mercati specifici, come l’Ukulele o il Bouzouki per la Grecia. Per affrontare il segmento alto di mercato delle chitarre si decide l’acquisto di due autoclavi da 4 mc. con le quali portare in lavorazione legni con un’umidità interna ridotta all’8%. 

1972
Si producono 12.000 chitarre al mese di cui 5.000 modelli destinati alle scuole e ai principianti. In più arriva un ordine extra budget dalla Germania di 8.000 Studio. Le linee produttive sono totalmente sature e si ricorre agli straordinari, ma da alcuni mercati – USA in testa – giunge l’allarme dell’invasione dal Giappone e dalla Corea. Gli essiccatoi sono installati e così si spiega il motivo per cui i manici delle chitarre Eko, dopo mezzo secolo di attività, risultano sempre impeccabili e le casse sempre più sonore. Fortunatamente, con la riorganizzazione della struttura commerciale, cresce molto il mercato domestico dove, con un’offerta molto ampia arricchita da un catalogo sempre più vasto di prodotti di importazione, la Eko raggiunge quote di mercato davvero significative. Inoltre, esplode letteralmente il mercato dell’elettronica musicale e l’Eko Tiger diventa un best seller su molti mercati europei. A cura di Paolo Bugiolacchi nasce Musical News, il nuovo house organ che verrà spedito gratuitamente a tutti gli operatori del settore. 

1973
La concorrenza del Far East sulle chitarre si fa sempre più forte. La produzione giapponese si posiziona sull’alta gamma, e i coreani, guidati da tecnici giapponesi, si fanno sempre più competitivi. La Eko sposta sulla Corea i suoi acquisti di accessori e dalla stessa importa e distribuisce le chitarre Suzuki. Le Classiche perdono competitività e vanno riprogettate. Vede così la luce una nuova serie: Spanish 551,552,652,654 e Flamenco che si affiancano alle Conservatorio ispirate ad Oliviero Pigini ed al modello “Rita” di Spataffi. Costruite col sistema “Torres” di Sloan, è subito successo. L’equilibrio tra precisione, suono e prezzo le rendono molto competitive. Tra le Western & Folk, la Ranger 12 continua ad essere la 12 corde più venduta al mondo, ma si fanno strada anche i modelli col manico incollato come la Rio Bravo e la El Dorado. Il catalogo si arricchisce di un’interessante gamma di chitarre prodotte a Sao Paulo (Brasil), le Giannini e, prodotte all’interno dello stabilimento di Recanati, un nuovo marchio realizzato per soddisfare le richieste del Music Pool e dei distributori tenuti fuori dalle esclusive della Eko, le Marling. Oltre a continuare nella distribuzione degli amplificatori Mashall, inizia a distribuire anche pianoforti coreani verticali e a mezza coda, prodotti dalla Samick col marchio Horugel. Ad Ancona si organizza l’8° Festival Nazionale di Chitarra con la collaborazione di quel M° Boccosi (Edizioni Bèrben) che, con Oliviero Pigini, aveva organizzato il 1° in quel di Castellamare di Stabia. Arrivano allievi, scuole, insegnanti da tutta Italia ed è un successo. 
 

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1974
Tutto procede a meraviglia. I laboratori si dedicano alla ricerca e nascono strumenti innovativi. Uno fra tanti il ComputerRhythm, l’unica macchina al mondo per la creazione di ritmi a schede perforate. Nasce la nuova linea di amplificatori Herald ispirata ai Marshall, nuovi pedali per effetti e si progettano nuovi pickup per chitarra ispirati ai Di Marzio, che vanno per la maggiore. Dietro suggerimento dell’Ing. Fausto Ciurlo, grande studioso della chitarra, si inizia una collaborazione con la Scuola Superiore di Liuteria di Cremona con la cui consulenza si mette a punto un Laboratorio unico al mondo nel quale, in camera anecoica e con costosissime attrezzature della Bruel & Kjaer, si riesce a selezionare il materiale destinato agli strumenti professionali, a misurare la resa acustica sia dei semilavorati che dei prodotti finiti. Vede la luce la prima chitarra da concerto, l’Alborada, la quale, assieme alla Co 3000, di fascia più bassa, apre definitivamente le porte dei Conservatori. Attestati arrivano dai più importanti docenti, che accettano anche di far parte delle Giurie che di anno in anno si avvicenderanno ai Festival di Chitarra che si continua ad organizzare, dando così grande lustro alla manifestazione. L’organo portatile Tiger batte tutti record di mercato e si brinda all’uscita del 20.000° esemplare. In un nuovo padiglione, a fianco del magazzino occupato dai prodotti di importazione, viene allestita la Mensa Aziendale e per fine anno viene stabilito un premio di produzione per tutti i dipendenti che verrà liquidato assieme ad un “una tantum”.

1975
In un tragico incidente stradale perde la vita Giovanni Vignoni, vicepresidente e socio della Eko sin dalla fondazione. Viene in azienda John Huber, liutaio, progettista ed area manager per l’Europa della Martin, interessato ad importare “chitarre del livello delle Martin prodotte in Europa”. Visitata la fabbrica, visti i materiali e verificato il grado di essiccazione del legno, dichiara che la Eko è in quel momento la fabbrica al mondo tecnologicamente più avanzata e dalle più grandi potenzialità. Sotto la sua guida nasce una chitarra acustica a 6 corde di cui prenota i primi 400 pezzi. Viene battezzata “John Huber” ma in realtà sta nascendo quella Korral Special da cui deriverà anche la Chetro. Vedono la luce un nuovo mandolino con guscio stampato in ABS ed uno strumento innovativo che riscuoterà grande successo, il Basso Acustico. In elettronica nascono organi sempre più grandi e sofisticati, sia per orchestra, per chiesa, che per casa, e poi tastiere, pianoforti elettronici e sintetizzatori sempre più professionali. Tra questi Stardust e Coliseum.

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1976
La sperimentazione è sempre più spinta. Il fatturato è alle stelle, il settore elettronica è sempre più preponderante mentre la sezione chitarre inizia a flettere perché sul mercato mondiale è sempre più pressante la concorrenza del Far East, in particolare della Cina, che si sta affacciando con prodotti di scarsa qualità, ma di buona estetica e prezzi inavvicinabili. La Eko non ha altra possibilità che puntare ai segmenti alti del mercato. Le importanti scorte di materiale di grandissima qualità, le sofisticatissime attrezzature ed una manodopera altamente qualificata consentono un decisivo salto di qualità nei tre settori professionali di punta: classiche, acustiche ed elettriche. Dall’Alborada derivano la Giuliani e la Carulli, dal modello di acustica con corde in metallo Korral Special deriverà il modello Chetro a spalla mancante e inizia una nuova avventura nelle elettriche con la M24. Vede la luce un nuovo amplificatore per chitarra in abete massiccio con canali specializzati per elettrica e per acustica: SC800. Si infittiscono i contatti coi musicisti più in auge che collaborano con grande passione alla messa a punto degli strumenti di serie, collaborano alla progettazione di nuovi, e finalmente non esitano ad esibirsi sui palchi di tutto il mondo con in mano strumenti Eko. Arrivano citazioni sulle copertine dei dischi, passaggi televisivi, set cinematografici. Si organizza il Corso di Aggiornamento per insegnanti di Chitarra. Dal NAMM-Music Show di Chicago arriva la notizia che, invaso da prodotti del sud est asiatico, il mercato americano rifiuta i prodotti italiani. 

1977
Sono trascorsi 10 anni dalla morte del suo fondatore e la Eko, dopo essere riuscita nel suo obiettivo originale di consentire a tutti di avvicinarsi alla chitarra, è riuscita anche a farsi accettare dai professionisti. Il calo di fatturato del mercato USA viene compensato dall’acquisizione di nuove fette di mercato in Europa, soprattutto in Italia e nel Regno Unito per le chitarre ed in Germania per gli organi elettronici. Con le Korral Special e la M24, dove si è adottata la tecnica costruttiva del monoblocco, inizia una sperimentazione spinta sui materiali e sugli accessori. Avorio per i capotasti ed i ponticelli delle classiche, ottone massiccio per le elettriche. Si montano meccaniche giapponesi e, con la collaborazione del Centro Magneti Permanenti, si mette a punto un nuovo pickup di tipo hambucking, ispirato al PAF ed al Super Distortion della Di Marzio, ma molto più potente e preciso.

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1978
La Eko finalmente è presente sui palchi dei musicisti più famosi e nei concerti di musica classica, e ne viene consigliato l’acquisto dagli insegnanti. Dai suggerimenti e dalle numerosissime visite in azienda di chitarristi e bassisti più meno famosi dell’epoca, nascono via via strumenti sempre più precisi, ergonomici, funzionali ed anche belli da vedere. I benchmark sono tenuti volutamente molto alti e le grandi quantità di materiali di altissima qualità a disposizione ed una manodopera che si è sempre più affinata, consentono alla Eko di sfornare dei veri capolavori. Si continua ad organizzare concorsi per chitarristi e la partecipazione di scuole ed allievi è sempre più massiccia. Dall’amicizia con Franco Cerri e Mario Gangi e con un partner di grande prestigio come Fabbri Editori nasce il Corso di Chitarra a dispense ed è un successo strepitoso. Si acquista settimanalmente in edicola e tramite un coupon consente di ordinare una chitarra da studio per posta. 

1979
Allo scopo di rendere lo strumento più abbordabile nel prezzo, dalla M 24, che nel frattempo si è guadagnata per un’intera stagione la vetrina più importante di Rai 1 e cioè la sigla della trasmissione DOMENICA IN condotta da Pippo Baudo, viene derivata la M 20. E su suggerimento di Franco Mussida (PFM), le doppio manico DM 18, DM 16 e DM 10 (a detta di molti ancora le più belle in circolazione). Su disegno di Patrick Djivas (bassista della PFM - Premiata Forneria Marconi) nasce il basso MB 21. Durante la Fiera di Francoforte visita lo stand un esperto chitarrista americano, Larry D’Agostino, il quale, dopo lunghe prove ed una visita della fabbrica, giudicando il marchio Eko posizionato inadeguatamente dal precedente distributore, ordina chitarre M 24 col suo nome da importare negli USA. Ed ha successo, tanto che anche dei chitarristi italiani andranno negli States ad acquistare delle M 24 D’Agostino

1980
I nuovi prodotti per professionisti inducono alla sperimentazione di nuove tecniche di verniciatura. Le classiche da concerto e le acustiche vengono fatte a mano con l’antichissima tecnica del pomacciolo, spirito e gomma lacca. Sulle solid-body si va dal poro aperto al lucido diretto con i vari gradi di satinatura. Nascono così le C 33, C 44, CX 7, BX 7. Le esperienze sulle linee professionali portano decisivi miglioramenti agli strumenti per principianti ed amatori, sui quali iniziano ad apparire body di abete Val di Fiemme e best seller come Cobra diventano C 01, C 02 e B 02, la Kiwi si trasforma in C 22, la Indy in C 11 e la semiacustica Barracuda, adottando un blocco centrale per migliorare il sustain del potente pickup humbucking, diventa C 29. Dal basso MB 21, a scala lunga, deriva un economico ma straordinario B 55. Tutta la serie viene fornita a richiesta equipaggiata con sovrapprezzo con pickup Di Marzio (“S”: C22S, C29S…). A Francoforte si perfeziona un accordo con Gérard Garnier per la fornitura di una intera collezione personalizzata di eccelsa qualità destinata alla Germania e marcata Camac.

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1981
Su suggerimento di un amico chitarrista di passaggio a Recanati, nasce la M 33 Short Gun. E sarà un successo. Come il mini-amplificatore POLYPHEMUS, ispirato nella forma all’SC800, ma davvero “tascabile”. La Eko è diventata finalmente popolare tra i professionisti, i quali dimostrano tutti una straordinaria disponibilità a collaborare. Le loro visite allo stabilimento sono sempre più frequenti e quando non sono loro a venire, ci pensano Guzzini e Serrangeli ad andarli a trovare dove si esibiscono. Nascono vere e proprie collaborazioni e si producono strumenti di forma particolare come negli ’60 si era fatto per i Rokes e i Kings. Ora tocca ai Cugini di Campagna con le chitarre “a specchio”, ai Fratelli Balestra con le chitarre a forma di balestra, a Loredana Berté che in visita con Mario Lavezzi chiede una Short Gun a forma di drago per uno special televisivo, a Rino Gaetano che per uno spettacolo vuole una M 24 a 12 corde… Ettore De Carolis e Francis Kuipers hanno la chitarra personalizzata col loro nome scritto sulla tavola armonica. Ma tutti, come la PFM per il tour con Fabrizio De André o Ivan Graziani, Rino Gaetano, Edoardo Bennato ecc chiedono strumenti in uso per un passaggio televisivo o per uno spettacolo. Anzi, chiedono con quale strumento la Eko avrebbe piacere che si esibiscano!

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Ivan Graziani con la EKO Korral 12 code

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Franco Mussida con EKO M24 doppio manico

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Pino Daniele con EKO Custom

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Ron, con la Ranger 12 insieme a Lucio Dalla

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Mick Jagger con la EKO Ranger 12

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Roger Daltrey

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Johnny Winter con Eko Ranger 12

1982
Tutto funziona alla perfezione, ma all’orizzonte iniziano a profilarsi nuvole minacciose. Dal mercato arrivano segnali di rallentamento, soprattutto nel consumo delle chitarre e degli amplificatori. L’elettronica comincia a segnare il passo per via di un balzo in avanti tecnologico da parte del Far East che rende di colpo obsoleti i prodotti europei.

1985
La EKO chiude. Le chitarre Eko sono comunque rimaste negli annali delle più famose riviste come una moda che ha segnato un'epoca, dando rilevanza al 'Made in Italy'. In molti affermano che una Eko Ranger rispetto ad altre chitarre più costose, sia il miglior affare possibile sul mercato vintage, poiché offre il 90% del suono per meno del 20% del prezzo.

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Nella foto, da sinistra, Stelvio Lorenzetti, Lamberto Pigini, Giuseppe Casali e Umberto Tonnarelli.

1987
Dopo un paio di anni il marchio viene acquistato nuovamente dal fratello di Oliviero, Lamberto Pigini, che si occupa di editoria e stampa, il quale decide di allargare la compagine societaria della nuova Eko ad un nuovo management molto giovane e agguerrito: Stelvio Lorenzetti, Umberto Tonnarelli, Giuseppe Casali. Stelvio Lorenzetti, il nuovo AD della Eko, consolida commercialmente la nuova azienda e la spinge a intraprendere i primi passi verso il rilancio del marchio Eko, riprendendo la produzione di chitarre.

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2000
Viene lanciata una linea di prodotti chiamati “Eko’s Back”: le chitarre, fabbricate in Repubblica Ceca grazie alle tecniche di produzione contemporanee, sono riproduzioni dei famosi modelli vintage Eko. È proprio Stelvio Lorenzetti che decide di intraprendere di nuovo e con più forza la produzione di chitarre - promosse mediante chitarristi di fama nazionale per dare ulteriore spinta al rilancio dell’azienda.

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2005
La Eko riprende ufficialmente a produrre e commercializzare le sue chitarre acustiche ed elettriche, a livello industriale e a livello artigianale. Dopo anni di ricerca e sviluppo e dopo aver sviluppato il prodotto e averlo standardizzato, abbattendo così i costi di produzione, e ricercato nuovi mercati internazionali, il management si è concentrato sulla promozione del brand attraverso gli ambassador. La “project leading” è stata affidata a un musicista e didatta di fama internazionale - Massimo Varini - che ha concepito una nuova e originale gamma di chitarre. Oliviero Pigini, con la creazione del marchio Eko, ha realizzato il suo sogno. Dopo 55 anni, nel 2014 Eko Guitars ha celebrato l’importante anniversario realizzando una chitarra, in edizione limitata di 55 pezzi, che porta il nome di Oliviero Pigini.

2019
Nel 2019 Eko Guitars continua ad inseguire il sogno di Oliviero celebrando il 60° anniversario nel migliore dei modi: ritornando con la produzione in Italia.
Il primo strumento prodotto in Italia è una Chitarra Acustica dalle importanti caratteristiche, cominciando con il nome scelto per lo strumento che è INFINITO, in onore di Giacomo Leopardi (l’importantissimo Poeta di Recanati, sede di Eko) in occasione delle celebrazioni del II° centenario della sua opera d’arte poetica intitolata, appunto, INFINITO. Ma il sogno di Oliviero era creare chitarre alla portata di tutti, così Eko Guitars ha voluto perpetrare questo sogno: oltre al “Made in Italy”, anche il “Designed and Assembled in Italy”, con la chitarra RANGER FUTURA, che continua la tradizione iniziata a fine anni ’50 da Eko con il manico avvitato.

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